Racconti di viaggio di una strana Estate 2020 dal Salento a Methoni
Un’estate insolita quella del 2020, alle spalle un periodo di isolamento forzato durato da marzo a maggio, con la riapertura insperata che ci ha permesso di continuare e terminare le fasi di un progetto avvincente di inclusione sociale attraverso lo sport della vela, il mitico Buon Vento.Il progetto, finanziato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri - Ufficio per lo Sport, ha promosso e realizzato l'inclusione sociale, attraverso lo sport della vela, rispondendo attivamente alla necessità di socializzazione, di funzionalità costruttiva del tempo libero, ma anche di autostima, sicurezza e fiducia, abbattendo stigma e discriminazione, coinvolgendo giovani migranti, soggetti con disabilità, disagio sociale, ipovedenti e non vedenti, minori a rischio in un percorso concreto che stimola le abilità, il contatto con la natura e con l’altro, nell’ottica della promozione umana, della socializzazione, dello sport, dell’incontro tra le culture e delle pari opportunità. Sono state tante le attività di socializzazione e di incontri per conoscersi prima e dopo le attività sportive in barca a vela a cura degli istruttori della nostra Associazione Sail on Maui ASD APS per la partecipazione attiva e preparazione a Regata Internazionale Brindisi Corfù, Regata Pizzomunno Cup, Regata Internazionale Barcolana, traversate a vela giornaliere e di più giorni, anche con pranzo, cena, aperitivi e pernotto a bordo lungo le coste salentine Nord (Brindisi- Otranto) Traversata Sud (Otranto -Leuca- Gallipoli- Porto Cesario- Torre Lapillo) e Traversata per la Cultura Italia Grecia per incontrare, conoscere e socializzare con nuove realtà e territori. Ma anche spesa e preparazione di cibi insieme a bordo, per vivere in pieno lo stare insieme per mare anche nei momenti di quotidianità, con spirito di socializzazione e condivisione.
Il 24 agosto siamo partiti di buon ora dalla Strea ( Porto Cesareo) con un vento portante che ci ha permesso una navigazione a vela costante fino a Paxos, costeggiando il salento fino al canale d’Otranto in una giornata di sole con vento leggero e poi, in acque greche, circondati da miriadi di stelle, con una luna possente che ha illuminato il tragitto insieme a plancton fluorescenti intorno, da poppa a prua, e che come una musica leggera hanno fatto da eco al fluire delle canoe sull’acqua mentre Lakka, dapprima miraggio lontano, è divenuta l’angolo di baia trepidantemente cercata in cui ci siamo ancorati poco dopo l’alba, circondati da un mare azzurro, da tratti di terra verdeggiante, poche barche intorno, qualche intrepido nuotatore mattiniero. La rada come sempre è accogliente e ci riceve come un abbraccio soave, diamo ancora nel fondo sabbioso e ci guardiamo intorno increduli…Non ci sembra vero, siamo nel posto a lungo sognato nelle fredde mattine di inverno e nei momenti di apatico isolamento in una primavera inedita, quella del 2020, soffocata da paure, timori, incertezze per ogni essere della Terra….Ma Gea è forte, i suoi elementi acqua, fuoco, aria e terra che la compongono sono capaci ancora di ridare vita e speranza e di riattivare l’equilibrio che sembrava soffocato dall’intervento dell’uomo; il suo percorso sacro è in-differente, continua a vibrare e ci coinvolge, all’unisono, nelle sue forti braccia…..Lakka ne è la prova, tutto intorno è ancora più limpido, incontaminato, fluido e le poche barche intorno, con i loro equipaggi, sembrano quasi abbiano imparato la triste lezione, di quanto può essere vulnerabile ogni angolo della Grande Madre Natura: una maggiore consapevolezza si manifesta in un inedito silenzio rispettoso, negli sguardi attoniti di chi scruta l’orizzonte con nuovo stupore, dalla limpidezza dell’acqua e ci ritroviamo anche noi in un senso di sospensione e capiamo che siamo nel posto giusto al momento esatto!!! Anche gli Arcani maggiori ci regalano una bene placida conferma, mentre estraggo una carta dal mazzo di Madre pace e vien fuori una inevitabile Stella, che è perfettamente rappresentativa del paesaggio intorno e del regalo della Natura, del destino favorevole, del poter ancora navigare….ma questa è un’altra storia…
Notte tranquilla, la mattina dopo il consueto tuffo nell’acqua cristallina, facciamo colazione con l’immancabile yogurh greco e le noci, caffè e via…salpiamo agilmente per riprendere la navigazione verso Lefkada, rimpinguare la cambusa, rivedere posti mai dimenticati, passeggiare lungo un corso meno affollato, riassaporare la mitica pita e lo tzatziki nel ristorantino in fondo alla strada e ancora non ci sembra vero…possiamo navigare, raggiungere luoghi più lontani, senza tralasciare tappe fondamentali e rigeneratrici, come Mitica per cenare nel ristorantino con i tavolini azzurri a pelo d’acqua, sostare un’intera giornata al Campo di Grano, riprovando l’ebrezza delle acque avvolgenti circondate da una collina giallo oro che si interseca nei colori del cielo, raccogliere pietre magiche e antiche, passeggiando lungo la spiaggia, poter ascoltare solo il suono naturale del mare, con pochissime barche intorno e un popolo discreto, perfettamente in sintonia con il bisogno di rispetto, ora più che mai. In un giorno come questo, il 27 agosto 2020, anche Kastos è una meta inevitabile, il profumo inebriante che pervade l’isola fà da guida al navigatore che in un luogo magico come questo riabbraccia la dimensione naturale e la risposta agli innumerevoli perché di una vita intera e anche quest’anno la ritroviamo, più sorridente e pacifica del solito. Il nostro ricordo continua, intravede l’ormeggio spavaldo di Mario Pais che, come un gabbiano, raggiunge il gavitello nella baia, con destrezza e velocità a bordo del suo Lagoon 50, sorridente e vivace come allora e……… lo immaginiamo ancora qui, anzi lo ringraziamo del suo esserci stato a Kastos con noi, con i suoi tanti amici che rimpiangono la sua unica, indimenticabile energia e la sua simbiosi con il mare. Kastos poi per lui era un rifugio e in queste acque leggere ritrovava la sua vera essenza e i suoi sogni di grande marinaio erano ancora più realtà. Ci sediamo nuovamente insieme a lui, a sorseggiare un ouzo, a raccontarci di mondi lontani e di navigazioni sotto le stelle, a ricordare la sua risata e il suo entusiasmo nel pescare uno spadino per poi cucinare al largo, circondato da ricci e dalla voglia di solcare l’oceano, oltrepassare il confine di un mondo troppo stretto e faticoso per lui, amante di grandi spazi e immense vedute. Lo immaginiamo ora, in quel momento ed in questo, mentre ci guarda soddisfatto e felice, libero finalmente di andare, senza più rimpianti e dolori, verso l’immenso e in quell’istante ci saluta, dietro un’ultima stella cadente di fine agosto. Che come avrebbe fatto lui, scivola lontana…… Ciao Amico del Mare, Kastos resta sempre la tua e la nostra Isola, vicina e lontana!
Dopo questi sogni tranquilli, in una notte dove solo a Itaca si può dormire così bene, riprendiamo il vento il mattino dopo, il 28 agosto 2020, per seguire la rotta prefissata e decisa a bordo la sera prima con un bel calice di vino in mano e raggiungiamo Zante, con vento portante, mentre costeggiamo il suo lungo profilo costiero, fino alla parte sud dell’isola. E’ proprio un bel navigare, intorno nessuno, solo qualche peschereccio che ci saluta con fare sornione, nessun motoscafo, una sola barca a vela incrociata con un largo sorriso, una nave all’orizzonte…….ma compagni di viaggio, splendidi delfini, quasi mai immancabili e innamorati anche loro della vela, ecco che ci raggiungono a prua, mentre, in simultanea, si apre una danza gogliardica e coinvolgente, tra i loro balzi eleganti e ridenti e il Maui che saltella intorno, impavido e complice…..è un momento indimenticabile, non pensiamo neanche per un minuto di prendere le macchine fotografiche sparse in giro o smartphone dimenticati chissà dove per immortalarlo, talmente presi dalla sintonia dell’attimo magico, inedito e in comune con queste creature, figlie della meravigliosa Natura, che ci accompagnano gioiose lungo la scia del vento….ed eccoci a Zante, in una baia larga, immensa, dove lo sguardo si perde nello spazio, così come la mente nel silenzio, in perfetta comunione con ogni elemento naturale che ci ha accompagnato finora e che qui è ancora più percepito come possibile. I tanti mesi trascorsi nell’incertezza pandemica, simbolo temporale di una vita che è stata solcata da tale essenza come significato di ricerca e di incessante inquietudine, ci ha regalato, come breve risvolto, una consapevolezza nuova e la possibilità di apprezzare, semmai non lo avessimo fatto prima, con gratitudine ogni esperienza nella Natura. E questa, tra le tante, è sicuramente una delle più uniche e ancora, sempre nuove, perché ha a che fare con la Nostra Madre che ci sta regalando una piccola tregua, ci chiede con forza di non dimenticare, di non tornare ad essere quelli di prima, superficiali umani egoisti, che lei può continuare a vivere se tutti noi lo vogliamo e facciamo in modo che cosi possa essere. Il pensiero si perde e si espande in voli pindarici, ma ci godiamo il momento sotto un cielo stellato, riflettendo sull’essere, pensando anche a queste cose…ma, in fondo, non è poi così per ogni vero viaggiatore, in cui il percorso si vive su più livelli, così come la meta?
Trascorrere una notte tranquilla in una baia su una barca è il sogno di tanti velisti, in particolare in inverno, quando l’attesa per il primo raggio di sole oltrepassa il limite e ancora fuori piove ed i camini sono accesi…e finalmente siamo qui, ma non ci fermiamo in questi pensieri, continuiamo il percorso e salpiamo all’alba da Ormos Keri a sud di Zante, per non perdere un attimo della bellissima veleggiata di 32 miglia che ci attende, a tratti ahimè a motore, verso le Strofadi. All’orizzonte, due piccole isole circondate da un gruppo di 35 scogli, tra le quali Arpia, nome simbolo dei mostruosi uccelli con il corpo di donna che come ci narra Omero nella sua Odissea, solevano catturare ed uccidere i marinai, rappresentando metaforicamente la violenza della tempesta che si scatenava presso queste isole. Spettinate dai venti turbinosi (Ziti da Nord, Kalai da sud), Stimfalia e Arpia si scrutano, situate una di fronte all’altra e un tempo, si narra, fossero unite in unica terra, frammentata poi da un tremendo terremoto; una più piccola, l’altra più grande, sono incastonate in un’ampia distesa di acqua azzurra, nella quale affiorano numerosi scogli inquietanti. I forti venti già indicati, spesso impediscono il semplice ancoraggio e, restare in questi luoghi nefasti, è costata l’imbarcazione a qualche navigatore anche esperto, così come un risveglio notturno con il vento improvvisamente rinforzato ha costretto molti a fuggire e a cercare riparo dopo ben 50 miglia di navigazione tormentata, verso le coste del Peloponneso. Abbiamo controllato più volte il meteo e ci è consentito anche stavolta un sicuro e tranquillo ormeggio senza sorprese alla fonda, nell’anfratto in cui si estende Stimfalia e su cui si affaccia un imponente Monastero risalente al 1200, fondato dai bizantini come punto strategico e luogo di sosta, con coltivazioni verdeggianti di macchia mediterranea intorno e oasi protetta di numerose specie di uccelli. Desideriamo scendere, prima del tramonto, a perlustrare l’isola e soprattutto per poter visitare l’eremo-castello dove, per ben 37 anni, è vissuto un monaco, Padre Gregorio, in completa solitudine ed essenzialità, dedito all’agricoltura, che ha trascorso anni anche sul Monte Athos e poi trasferitosi per scelta in questo luogo di pace e di contemplazione, con un unico amico, il pescatore dell’isola. Caliamo giù il tender e dopo esserci tuffati in un mare dai colori cristallo e cobalto, scorgiamo soltanto due altre barche alla fonda, tra cui un catamarano che somiglia tanto al nostro Maui, ma tutti ancorati nell’altra isola di fronte. Siamo perplessi, anche perché normalmente la baia che si estende sull’isola di Stimfalia, dove c’è il Monastero, è più larga, più bella e poi è strategicamente area più vicina di attracco per poter visitare l’isola, il monastero antico, la chiesetta e le grotte con il tender. L’arcano viene prontamente risolto, perché mentre stavamo per ritornare a nuoto sul catamarano, scorgiamo in lontananza un uomo urlante che ci incita con fare aggressivo di andare via, ovviamente parlando in greco e, dopo aver concitatamente alzato le braccia in segno di minaccia, alle nostre richieste di comprenderne la motivazione, non solo risponde sempre urlando parole incomprensibili, ma rimane in posizione mussoliniana con braccia incrociate e fisso come una pietra per almeno mezz’ora. Abbiamo pensato fosse il custode dell’isola, preoccupatissimo di una nostra possibile visita al monastero in questi tempi di Covid, e tale riflessione ci ha fatto decidere di spostarci e di rispettare le paure di una persona non più tanto giovane che si trova solo a dover gestire un’isola che è e deve restare incontaminata, ora più che mai. Comprendiamo il senso e ci spostiamo verso Arpia e dopo aver ancorato facciamo amicizia con il simpatico armatore del Catamarano di 14 metri alla fonda che somiglia tanto al nostro e conosciamo anche una coppia di greci con bimbi a bordo di un Oceanis 31. Dopo un bagno ristoratore e una veloce visita sull’isola di Arpia a piedi nudi, decidiamo di ripartire verso Methoni e di attraversare i circa 45 miglia che ci distanziano da questo posto magico che abbiamo già visitato più volte, con le sue acque placide e accoglienti e il suo castello sempre luminoso dai colori arancioni. Issiamo randa e Code 0, c’è un refolo leggero ma portante e ci gustiamo la placida traversata, costeggiando in lontananza terre austere, non per questo meno affascinanti e nella sua immagine solitaria scorgiamo alcune costruzioni antiche e rupestri. Rivediamo da lontano Navarino, calma e illuminata di lapislazzuli dorati e, ci chiediamo ancora, come una baia così bella abbia potuto essere teatro di sanguinose battaglie tra turchi e greci nella storia. Intanto, prepariamo un aperitivo con carpaccio di tonno pescato lungo il percorso, olive e prosecco freddo, un libro avvincente, un pensiero che corre, musica, paesaggio intorno e Maui che plana leggera sulle piccole onde fino quasi a surfare e ancora una volta ci ricordiamo come non ci sembra vero. Finalmente facciamo quello che ci piace fare, navigare nell’essenzialità, non prevedendo né porti, né attracchi forzati, utilizzando il dissalatore appena montato per avere sempre acqua con noi, i pannelli solari per l’efficienza elettrica ed il calore, il vento per spostarci da un luogo all’altro, rispettando le sue direzioni, in base alle quali decidiamo la prossima meta, insomma solo elementi naturali per la sopravvivenza…..il resto è libertà, paesaggi mozzafiato, nuotate in acque limpide, clima mite, aria pura……..Ma non sarebbe più semplice vivere sempre così? Il costo di questa vita può essere mai paragonato a quello di una società che, come diceva un grande compagno, ti costringe a lavorare per pagarti il mezzo per andare a lavorare? Vaghiamo in queste riflessioni, mentre cala la notte e all’orizzonte si intravedono sempre più vivide le luci della terra, che nonostante tutto procede la sua corsa da sé, e continuiamo a scrutare intorno con binocolo, portolano e mappe per individuare l’ingresso. E’ notte fonda ormai, le stelle ci accompagnano in questo buio pesto, solo luci di poche navi lontane, soltanto una barca incrociata in tutto il tragitto, nell’acqua una scia bianca costellata dai colori indimenticabili fosforescenti del plancton intorno alla barca e a noi. E’ proprio vero, questi spazi enormi, intorno alle molteplici isole greche e alle sue coste restano per fortuna ancora i pochi limpidi ed incontaminati sulla terra, e sono accessibili e raggiungibili con poche ore di navigazione. Come non apprezzare questo regalo?
Commenti
Posta un commento